mercoledì 12 giugno 2013

Privacy - 5: prime osservazioni

E' il momento di "tirare le somme" di quanto detto fin qua e di vedere come si presentano le cose nella realtà quotidiana.
Ancora tutto in modo discorsivo, ed incompleto perchè gli argomenti da trattare sono ancora moltissimi; ma cominciamo intanto a fissare qualche paletto.


Appunti precedenti:
  1. Analisi dei dati
  2. Alcuni 'perchè'
  3. La statistica
  4. Il 'percorso euristico'

Quanto detto fin qua parrebbe dipingere un quadro davvero tetro della realtà internettiana. Ma è facile sdrammatizzare: la realtà dei collegamenti mobili e della telefonia è molto peggio! XD


  • Confini (violati) della privacy
Dipende davvero tutto da cosa si vuole intendere per 'privacy', dove se ne fissano i confini. Credo sia risaputo - e dopo quanto letto di certo lo è per chi è arrivato fin qua - che se si intende il concetto "totale", se con privacy vogliamo intendere tutto ciò che una persona pensa,fa dice e possiede al di fuori di quanto è, per forza di cose, pubblico... ebbene in quest'ottica non otterrete mai privacy su internet.
Il solo fatto di usare internet vi inserisce già in uno schema di profilazione;  estremamente generale certamente, ma è un inizio.

Un altro "step" si passa nel momento in cui si effettuano ricerche attraverso un motore di ricerca, in particolare proprio Google, uno dei maggiori "spacciatori" di dati, oltre che essere lui stesso quello che fin qui ho definito 'agente'. Potenzialmente chiunque, inteso come entità commerciale, può essere a conoscenza di almeno una parola chiave che ricorre nelle nostre ricerche. Se poi si parla di più d'una, diciamo una decina, il campo di ricerca dell'agente diventa davvero mirato.

E poi, ad ogni servizio on-line che utilizziamo, si passa di step in step. Quello che facciamo è potenzialmente monitorato, indi per cui se acquistiamo un libro di Stephen King da Amazon, poi ci iscriviamo ad un palestra attraverso internet, poi compriamo un DVD musicale di Bruce Springsteen su eBay, poi prenotiamo in un hotel in riviera dal sito dell'albergo - magari trovato attraverso una ricerca su Google - ecco lì che diventa quasi un giochetto ricostruire un profilo non campato in aria e che, con ulteriori osservazioni e 'click' controllati, diventerà sempre più fedele a ciò che (commercialmente) siamo in realtà.

Ma i veri abbattitori di privacy sono i così detti 'Social network'.
Attraverso questi, sono gli utenti stessi - detto più volte, ma non fa male ripeterlo, avendo (o potendo avere) anche conseguenze legali - a fornire i dati più interessanti. Ogni volta che si clikka un 'mi piace', che si 'conferma un'amicizia', che si "twitta" del film che si è visto e non ci è piaciuto, o di qualsiasi altra cosa, ebbene ogni singolo bit che condividiamo, sia ben chiaro che - sottolineo ancora: almeno potenzialmente - lo condividiamo col mondo!


  • Acquisire consapevolezza
Tutto quello che facciamo, dobbiamo farlo pensando che, di fatto, sia di "dominio pubblico". Non voglio dire che davvero chiunque possa accedere ai nostri affari, foto, filmati, lista di amici, ecc... Tuttavia pensare che queste cose siano realmente private, riservate alla cerchia di amici o comunque al dominio che noi selezioniamo con le "impostazioni della privacy" (mai nome fu più ingannevole!), insomma pensare che non vi siano davvero "osservatori esterni" a ciò è, lasciatemelo dire, ridicolmente ingenuo.

Vi sarete ben accorti che tutte le applicazioni, prima di essere usate, vi chiedono di confermare l'accesso ad "alcune parti del vostro profilo". Una volta che date l'accesso, quelle ce l'hanno finchè non le togliete; che le usiate o meno, lì avete dei veri e propri agenti che osservano tutto il traffico interessato a quelle parti a cui hanno accesso.
Certamente (o no?) ogni singolo agente può accedere a solo alcune parti, piuttosto limitate. Tuttavia abbiamo visto come si fa "presto" (modo di dire, si parla comunque anche di mesi d'osservazione, se l'utente non è parecchio attivo) a stillare un profilo decente; attraverso il percorso euristico, abbiamo visto che incrociando i dati la cosa va oltre all'aspetto più immediato - nei casi estremi si può anche passare da una classe all'altra, ottenendo quindi accesso ad una categoria di dati privati che, nominalmente e legalmente, risulterebbe preclusa.


  • Cadono i confini
Se poi pensiamo che dietro a diverse applicazioni, diverse "pagine ufficiali" di prodotti anche di tipo estremamente eterogeneo, possono esserci gli stessi agenti, capiamo come la "tutela" (e qui di virgolette ne servirebbero a quintali) della privacy attraverso il concetto del "compartimento stagno" viene immediatamente a cadere, si trova in un baleno in "braghe di tela".
Per Facebook (tanto per fare il solito nome), non è affatto un problema, in quanto l'utente, al momento della conferma, ha dato manleva legale affinchè quei determinati dati fossero resi accessibili a quella determinata applicazione.

Moltiplicando quest'operazione per due, quattro, dieci, venti volte, ma venti volte che rimangono tutte legali, ecco che si arriva ad un punto - anche grazie alla strapotenza delle multinazionali che, dietro a nomi e sottonomi di loro stesse, nascondono i vari monopoli - ad un punto dicevo nel quale la quantità dei dati ne determina la qualità, proprio come introdotto nei paragrafi precedenti.

Cosicchè da una grande mole di dati essenzialmente "frivoli", si raggiunge una "massa critica" tale per cui la risultante può essere una mole molto minore (a volte anche un singolo dato) quantitativamente, ma di ordine superiore qualitativamente.
Certamente si tratta pur sempre di approssimazioni, ipotesi, incroci statistici. Tuttavia, pur con queste incertezze, l'agente finisce per conoscere con buona probabilità cose di voi che non avreste mai immesso nel flusso dei dati pubblici - sia questo via web, censimenti o altro.


  • Dal singolo alla massa, e viceversa
L'aggravante (se ce ne fosse bisogno) è che, oltre a capire su di voi cose da voi non dichiarate nè che vorreste gli altri sapessero, tali dettagli NON SONO anonimi o parte di uno studio generale.
Per intenderci, molte persone non vogliono dichiarare il loro voto alle ultime elezioni o referendum; ma di queste persone molti sono invece disposti a farlo in un sondaggio anonimo, dal quale poi escono solo i dati numerici scollegati dai singoli partecipanti.
Ma la ricostruzione del profilo privato di cui parliamo, pur basandosi (come detto la scorsa volta) su tabelle statistiche e studi dei gruppi sociali, alla fine riconducono ad una singola persona osservata, un singolo nome, il singolo individuo, utente, da cui è partita la "ricerca".

Cioè VOI.

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